Traendo spunti propositivi, dopo un seminario di simbolica politica tenutosi nell’aprile del 2008, nella sede del Centro di Simbolica politica e delle forme culturali (Viale Masia 27, Como), ha preso corpo il seguente testo.
- Per comprendere nella sua peculiarità il momento storico in cui viviamo, caratterizzato da un costante sradicamento dai contesti costumali ambientali, e intervenire di conseguenza occorre sapere come esso porti le tracce del passato da cui deriva e come tale eredità, anche in forme rinnovate, condizioni le sue modalità di essere, di esprimersi e di aggiornarsi. In quelle tracce si leggono molti condizionamenti e direttive incidenti sul presente e tendenti ad incidere sul futuro.
- Le fonti selettive più remote attingono a società di tipo sacrale, ossia fondate su una visione mitico-rituale dell’esistenza. Da esse abbiamo ereditato soprattutto le strutture e le forme dinamiche della simbolica e dei miti che interpretano la nostra visione delle cose. I modelli forti della società sacrale sono desumibili soprattutto dalla civiltà mesopotamica e da quella egizia, mentre la desacralizzazione epocale operatasi nella nostra civiltà ne conserva sentori mediati dalla cultura giudaico-cristiana.
- Il discostarsi dalla civiltà sacrale ha preso avvio, nelle modalità più caratterizzanti, con la cultura greca, che ha introdotto il punto di vista noetico nel rapportarsi alla realtà, cioè logico e al tempo stesso astraente ed idealizzante. Genericamente detto, con la cultura greca nasce la filosofia come scienza. La civiltà greca è la fonte principale della noesi europea. La grecità ha insegnato a pensare.
- La concezione universale di governo proviene dall’antica Roma, che ha introdotto l’idea del diritto e il senso imperiale, ossia di un potere contemporaneamente simbolico ed istituzionale super partes, dotato di una visione universalistica. La civiltà romana è la fonte fondamentale delle regole istituzionali del governo. La romanità ha insegnato a governare.
- Lo spirito critico ed escatologico è desunto dall’assunzione di componenti della civiltà ebraica. Essa è la matrice più determinante dell’intelligenza inquirente e relativizzante, di cui si è nutrito anche il cristianesimo.
- Il germanesimo ha insegnato l’idea dell’azione e il valore della fedeltà volontario-pattizia, oltre alla difesa della particolarità e del libero associazionismo. Il germanesimo è la fonte dello spirito di azione e del senso del dovere.
- Il cristianesimo ha costituito la garanzia della fusione degli apporti dell’ebraismo e della grecità, grazie al mondo bizantino, e poi del germanesimo e della romanità, e ha costruito istituzionalmente il modello romano-germanico, che, rispettando contemporaneamente le particolarità e l’universalità, ha introdotto l’idea del federalismo e della fedeltà in un simbolo unificante super partes, di portata anche spirituale.
8. Una civiltà è priva di consapevolezza e di consistenza se non sa coltivare i propri miti di appartenenza e l’Europa li può ritrovare solo riconoscendosi nelle suddette tradizioni, mediandole con la libertà dell’ingegno, che l’età rinascimentale ha vivificato.
9. Si devono avversare il pensiero e l’azione che disattendono e combattono le qui indicate matrici, perché quel pensiero e quell’azione sono fonte del decadimento e dell’asservimento della civiltà europea, privando altresì il resto del mondo dello specifico apporto culturale e costumale che l’Europa ad esso può dare.
10. Il dovere del cittadino europeo, per se stesso e per l’intera società, è di saper mantenere e tramandare in maniera aggiornata le energie espresse dalle matrici sopra indicate, con l’accortezza che nessuna di esse debba sopraffare le altre, onde non spezzare l’equilibrio umanistico, che è parte integrante della cultura e dell’etica europea.